Nessuna soluzione in vista: il caro bollette obbliga i panificatori ad aumentare al pubblico il prezzo del pane.
L’Unione dei panificatori in Campania deve fare i conti con i costi che aumentano ormai da molti mesi. Il caro bollette arriva a quantuplicarsi e il guadagno nelle tasche dei lavoratori diventa misero. Le aziende non hanno altre soluzioni, “aumentare il prezzo del pane fino a 5-6 euro al chilo, un prezzo insopportabile per i consumatori in una regione a basso reddito come la Campania, oppure cessare l’attività”.
Pane e prezzi insostenibili
Il presidente Unipan-Confcommercio, Mimmo Filosa, parla a nome di tutti i panificatori campani che navigano davvero in cattive acque. Ben 5000 i panifici della regione e altrettanti lavoratori che si vedono obbligati a dover aumentare i prezzi del pane per non rischiare di cessare completamente l’attività.
Certo i consumatori non accetteranno la decisione, e forse questo vorrà dire rischiare di perdere la propria clientela: questo significherà portare la propria attività a morire lo stesso, in un modo o nell’altro. Filosa spiega: “senza interventi immediati di ristoro alle imprese la sospensione dell’attività, che mette a rischio oltre 30000 posti di lavoro, sarà una scelta obbligata”.
L’Italia dipendente dall’estero
Il consumo del grande è sempre stato alla base dell’alimentazione del popolo italiano. Da sempre l’Italia importa ben il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane, pasta e biscotti. Un terzo di queste importazioni garantite da Russia e Ucraina, ma ovviamente prima dello scoppio della guerra.
Solo nel 2021 il nostro paese ha importato oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia. Negli ultimi quattro anni i 543mila ettari di grano coltivati sono diventati poco meno di 500mila ettari. A gennaio 2022 i prezzi dei cereali erano già aumentati vertiginosamente del 12,5% rispetto all’anno precedente. Un consumo notevolmente alto da mantenere con una crescita esponenziale dei prezzi.
Oltre al pane, l’Italia rischia anche l’allarme sul prezzo del latte. Secondo i dati della Coldiretti dell’Istat circa i primi sette mesi dell’anno, i consumatori italiani hanno già diminuito del 3,2 per cento la quantità di beni alimentari durante la spesa. Nonostante ciò, il conto complessivo alla cassa è salito del 3,6 per cento per colpa dell’inflazione. Per sopperire alla crisi sempre più italiani decidono di fare la spesa nei discount alimentari che regsitrano vendite in crescita quasi del 10 per cento.